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Sentenza di condanna per siti “Caffaro”: interessato anche il Lazio per il SIN “Bacino valle del Sacco”
La recente sentenza della Corte d’Appello di Milano nella causa per danno ambientale nei tre siti di interesse nazionale “Caffaro” di Brescia, Colleferro e Torviscosa dalle attività industriali delle società riconducibili al Gruppo SNIA, conferma la relazione tecnica dei CTU e ribalta il giudizio di primo grado: la Corte ha disposto che la multinazionale LivaNova PLC, nata dalla scissione del gruppo SNIA, risarcisca ai Ministeri appellanti i costi associati alla riparazione primaria e compensativa del danno ambientale, quantificati in complessivi € 453.587.327,48. Sono state quindi accolte le richieste dello Stato, patrocinato dall’Avvocatura distrettuale dello Stato di Milano che si è avvalsa del supporto tecnico delle ARPA di Lombardia, Lazio e Friuli Venezia Giulia in rappresentanza del Sistema Nazionale di Protezione Ambientale.
La sentenza costituisce un importante pronunciamento in materia di danno ambientale nell’interesse della collettività nazionale e in particolare per il territorio laziale: un secolo di industrializzazione ad alto impatto ambientale attorno a Colleferro e una cattiva gestione ambientale hanno nel tempo fortemente compromesso l’area della Valle del Sacco.
Il sito di Colleferro ha una lunga storia industriale che parte dalla realizzazione del primo stabilimento nel 1898, si espande poi con la Società B.P.D. per la fabbricazione, l’acquisto, la trasformazione e la vendita di materie esplosive e chimiche e successivamente arriva a comprendere diverse altre realtà produttive, tra cui impianti per la produzione di fertilizzanti e prodotti chimici per l’industria.
In anni più recenti, a seguito di fenomeni di morie di bestiame e di pesci nel fiume, indagini più approfondite sulla contaminazione dell’area hanno portato al rinvenimento, in campioni di latte prelevati da aziende zootecniche della zona, della molecola β-HCH (betaesaclorocicloesano): si tratta di un prodotto di sintesi del lindano, insetticida clororganico, che è stato rinvenuto in maniera importante nell’area industriale ed in concentrazioni variabili nelle aree a valle di Colleferro, soprattutto nei sedimenti di fondo del fiume Sacco e nei terreni agricoli ripariali.
A seguito di tali riscontri, con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 19 maggio 2005 è stato dichiarato lo stato di emergenza socio-economico-ambientale, con successiva nomina di un Commissario delegato per l’emergenza, e il territorio del bacino del fiume Sacco interessato dall’emergenza ambientale è stato inserito tra i siti di bonifica di interesse nazionale (SIN) di cui alla legge n. 426/98, oggi uno dei più estesi in Italia. Nel complesso il SIN si estende dall’area industriale di Colleferro fino alla confluenza del fiume Sacco con il Liri, per una lunghezza del corso d’acqua di circa 70 km.
Auspicando una rapida azione di risanamento delle aree colpite dalla contaminazione, anche attraverso le misure di riparazione primaria e compensative richiamate dalla Sentenza, l’ARPA Lazio continua a svolgere le funzioni di verifica e controllo sul territorio del SIN “Bacino del Fiume Sacco”, nonché le attività di monitoraggio delle diverse matrici ambientali previste dal Testo Unico Ambientale, al fine di tutelare l’ambiente e la salute. Tra queste ultime – nell’ambito dell’accordo di programma tra Ministero dell’Ambiente (oggi Ministero della Transizione Ecologica) e Regione Lazio per la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica del sito – l’Agenzia ha avviato, in collaborazione con le ASL presenti sul territorio, un’estesa attività di monitoraggio delle acque per uso potabile, irriguo e domestico, per un totale di circa 200 punti di controllo, al fine di definire con più accuratezza lo stato di qualità attuale delle acque di falda, superficiali e profonde.
Monitoraggio ambientale della qualità dell'aria nel comprensorio di Civitavecchia - Webinar
Si è tenuto giovedì 2 dicembre il webinar organizzato dal Servizio qualità dell’aria e monitoraggio degli ambienti fisici dell’ARPA Lazio e dedicato al monitoraggio ambientale della qualità dell'aria nel comprensorio di Civitavecchia.
Il webinar ha visto una fase introduttiva con rappresentanti di Capitaneria di porto, Regione Lazio e Autorità portuale di Civitavecchia cui sono seguiti gli interventi di esperti qualificati in rappresentanza dell'ARPA Lazio e del CNR.
La giornata è stata destinata in primo luogo a chi si occupa professionalmente di inquinamento atmosferico, ma la partecipazione era libera e aperta a chiunque avesse avuto interesse ad approfondire la tematica: non erano previsti costi di iscrizione, non è stata fatta verifica dell'effettiva presenza degli iscritti e non verrà rilasciato attestato di partecipazione.
In allegato, le presentazioni dei relatori tecnici e l'informativa sulla privacy che era necessario leggere prima di iscriversi. la registrazione audio (con presentazioni a video) del webinar è disponibile sul canale YouTube dell'Agenzia a questo indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=OgGpkOBz-6A
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Monitoraggio dei campi elettromagnetici, ARPA Lazio posiziona centralina presso l’Università Tor Vergata di Roma
Dopo l’attivazione della stazione pilota per il monitoraggio dei campi elettromagnetici (CEM) generati dai servizi di telefonia mobile e in banda larga (se ne era parlato qui) e con l’intento di estendere l’esperienza ad altre installazioni analoghe per allestire nel tempo una vera e propria rete di monitoraggio dei CEM, l’ARPA Lazio da pochi giorni ha attivato una seconda stazione di monitoraggio presso i locali del Dipartimento di ingegneria elettronica dell’Università di Roma Tor Vergata nell’ambito di un accordo quadro siglato tra l’Agenzia e il Consorzio nazionale interuniversitario per le telecomunicazioni (CNIT).
La collaborazione tra l’ARPA Lazio e il CNIT – incentrata sulla valutazione dell’esposizione della popolazione ai CEM generati dalle sorgenti di telefonia mobile, mediante tecniche previsionali e sperimentali – si è naturalmente sviluppata verso l’approfondimento specifico delle tematiche riguardanti la tecnologia 5G e la nuova stazione di monitoraggio segna un decisivo passo in avanti in questa direzione: il Dipartimento si trova infatti in un’area sotto l’influenza diretta di numerosi impianti di telefonia mobile. L’elevata frequentazione della zona, soprattutto da parte di giovani studenti, ha inoltre fatto sì che i diversi operatori telefonici provvedessero a fornire adeguata copertura 5G alla zona, rendendola di fatto un punto di elezione per la valutazione in tempo reale dello stato di avanzamento e sviluppo della rete 5G. La zona in questione si presta, inoltre, a rappresentare la specifica condizione di esposizione CEM di categorie particolarmente sensibili, in virtù della presenza del Policlinico Tor Vergata nelle immediate vicinanze.
Per l’occasione, l’ARPA Lazio ha inaugurato una nuova tipologia di strumentazione di ultima generazione, acquisita con lo specifico scopo di estendere il raggio di azione della rete di monitoraggio attraverso l’installazione di nuovi punti di misura. Il setup sperimentale è mostrato nelle foto seguenti, dove si può anche notare la presenza di un importante impianto di telefonia mobile in diretta linea di vista rispetto l’antenna ricevente.
Il grafico conferma il fatto che in zona siano presenti impianti 5G installati e funzionanti. Inoltre, il peculiare andamento della potenza ricevuta presenta uno scarso traffico dati da parte degli utenti, a dimostrazione del fatto che i terminali mobili abilitati al 5G sono ancora scarsamente diffusi nel nostro Paese. Attraverso il monitoraggio continuo dei segnali 5G presso il sito di Tor Vergata l’Agenzia sarà in grado pertanto di tracciare l’evoluzione della rete 5G, partendo dalla condizione attuale di scarso traffico dati e tracciando man mano tutte le fasi successive di sviluppo, con l’obiettivo di delineare con precisione la condizione finale di esposizione in un contesto in cui la rete 5G sia pienamente funzionante e utilizzata dall’utenza.
Progetto Eco-AlpsWater, estensione del biomonitoraggio in area extra-alpina: la sperimentazione nel Lazio.
Eco-AlpsWater (Innovative Ecological Assessment and Water Management Strategy for the Protection of Ecosystem Services in Alpine Lakes and Rivers) è un progetto inserito nell’ambito del programma Interreg Alpine Space, che si propone di analizzare il DNA ambientale (Environmental DNA - eDNA) nei corpi idrici, avvalendosi della tecnica “Next generation sequencing” (NGS). Il metodo, basato sull’amplificazione e sull’analisi di specifiche sequenze genomiche, consente di identificare rapidamente e a costi ridotti gli organismi acquatici appartenenti a diversi livelli tassonomici (applicabile sia ai pesci che ai batteri, a titolo di esempio).
Il progetto Eco-AlpsWater è stato eseguito nell’area alpina nel periodo 2018 – 2020 e ha successivamente previsto anche una sperimentazione in corpi idrici appartenenti all’area extra alpina, guidata dal gruppo di lavoro scientifico dell’ISPRA (quale Project Partner) in collaborazione con l’ARPA Lazio. La sperimentazione, avvenuta nei primi mesi del 2021, ha coinvolto i tecnici delle Unità risorse idriche di Frosinone e Roma, che hanno attuato i protocolli di campionamento messi a punto da Eco-AlpsWater su quattro corpi idrici del Lazio: lago di Canterno e fiume Fibreno (appartenenti al bacino del fiume Liri-Garigliano), lago di Albano e fiume Aniene (bacino del fiume Tevere).
Le tecniche di campionamento adottate per il prelievo dei campioni da sottoporre alle analisi molecolari sono risultate semplici ed immediate. Inoltre l’approccio molecolare, anche se in fase preliminare, si è rilevato un buono strumento a supporto delle metodiche microscopiche sia per confermare il riconoscimento morfologico che per chiarire alcune problematiche tassonomiche.
Il 12 ottobre 2021 si terrà la conferenza finale del progetto che coinvolgerà tutti i partner coinvolti, mentre il giorno successivo l’ARPA Lazio parteciperà alla discussione dei risultati della sperimentazione nell’ambito di un evento al quale parteciperanno le diverse Agenzie di protezione ambientale che hanno aderito al progetto. Per approfondimenti è possibile consultare il sito https://www.alpine-space.eu/project-news-details/en/9872
L’impatto del lockdown 2020 sul particolato atmosferico a Roma
Uno studio intitolato “The effect of Covid-19 lockdown on airborne particulate matter in Rome, Italy: A magnetic point of view”, condotto dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) e dall’ARPA Lazio è stato recentemente pubblicato sulla rivista scientifica “Environmental Pollution”. Lo studio ha preso spunto dall’ampio dibattito derivante dal fatto che i valori di PM10 registrati a Roma durante il periodo di lockdown del 2020 non siano calati in maniera significativa, nonostante la riduzione del traffico veicolare, secondo i dati disponibili, sia stata superiore al 50%.
Attraverso la comparazione delle proprietà magnetiche dei filtri usati per il monitoraggio della qualità dell'aria durante e dopo il lockdown è stato possibile verificare che le emissioni di metalli collegate al traffico automobilistico, prevalentemente dovute all’abrasione dei freni, sono mediamente raddoppiate al termine delle misure di contenimento più restrittive, quando il traffico è tornato in linea con i livelli pre-Covid. Le analisi magnetiche sul particolato portano inoltre all’attenzione come l’impatto ambientale delle emissioni da usura dei freni stia ormai superando quello dei particolati esausti da carburanti.
Il testo integrale dello studio, in inglese è disponibile sul sito della rivista a questo indirizzo.