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“Roghi tossici” a Roma: avviato un monitoraggio nell’area del Parco della Caffarella

L’ARPA Lazio, su indicazione della Regione, dal 2017 ha iniziato un’attività di monitoraggio sperimentale dei microinquinanti atmosferici provenienti dai roghi tossici in diverse aree di Roma Capitale. Le prime indagini hanno riguardato le aree di Via di Salone e Via Salviati/La Barbuta.

Un’altra situazione che l’Agenzia ha voluto esaminare con attenzione è quella riguardante la zona del Parco della Caffarella: nel corso degli ultimi anni, l’ARPA Lazio ha infatti ricevuto numerose segnalazioni di cittadini che lamentavano la presenza di fumi e, anche alla luce di una specifica richiesta da parte del Municipio VIII, è stato pianificato un monitoraggio della qualità dell’aria, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità.

La campagna di misurazione – che è iniziata giovedì 8 luglio e durerà alcune settimane – prevede l’uso di diversi tipi di strumenti: campionatori attivi (che aspirano l’aria in modo “forzato”), campionatori passivi (esposti alla naturale circolazione dell’aria) e deposimetri (per raccogliere eventuale materiale deposto al suolo e seguito di precipitazioni). I campioni raccolti saranno analizzati presso i laboratori dell’ARPA Lazio (campionatori attivi e deposimetri) e dell’Istituto superiore di sanità (campionatori passivi) e, una volta completata la fase di analisi, si procederà alla valutazione dei dati.

Nella mappa seguente è rappresentata l’area oggetto di indagine e la localizzazione dei punti di misura.

 

Uso di droni per il monitoraggio ambientale: un corso di formazione che si innesta nel percorso di innovazione tecnologica voluto dall’Agenzia

L’ARPA Lazio, nell’ambito di un percorso di innovazione e miglioramento delle metodologie utilizzate per le proprie attività di controllo e monitoraggio del territorio, ha voluto partecipare attivamente al corso di formazione “Laboratorio Microinnovazione – Dati satellitari e droni per il monitoraggio ambientale” realizzato da Lazio Innova con la collaborazione dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, e della società D-Flight.

L’impulso tecnologico degli ultimi anni ha infatti impresso in particolare ai droni un significativo sviluppo tecnico che li ha fatti divenire, nell’ambito delle attività spaziali di monitoraggio della superficie terrestre a bassa quota, uno strumento efficace poiché possono essere equipaggiati e configurati con attrezzature strumentali di vario tipo (di fatto le medesime con cui vengono dotati aeromobili con equipaggio) a cui si associa però un relativo basso costo d’impiego.

L’impiego di droni potrà consentire interventi in differenti ambiti di utilizzo, come ad esempio il censimento e la ricostruzione volumetrica di discariche abusive, l’individuazione di elementi in grado di compromettere le matrici ambientali, la valutazione di processi di dispersione di inquinanti, il monitoraggio delle acque superficiali e l’approfondimento della geo-conoscenza territoriale.

Il corso è stato articolato in circa 50 ore di singole lezioni di didattica a distanza nelle quali i docenti intervenuti hanno affrontato differenti tematiche che riguardano gli aspetti teorici e pratici nell’impiego di dati satellitari e droni per il monitoraggio ambientale e si è poi concluso il 13 luglio, presso l’Aviosuperficie “Fly Roma” nel Comune di Monte Compatri (RM), con la prova pratica di pilotaggio. I tecnici dell’ARPA Lazio coinvolti nell’iniziativa sono stati suddivisi in squadre e, a seguito di un briefing iniziale e dei controlli pre-volo rituali, hanno effettuato in apposite aree attrezzate alcune manovre di volo con droni sotto la supervisione di istruttori qualificati.

Inaugurata stazione ARPA Lazio monitoraggio dei campi elettromagnetici 5G

È stata recentemente inaugurata la prima stazione pilota dell’ARPA Lazio dedicata al monitoraggio dei campi elettromagnetici generati dai servizi di telefonia mobile e in banda larga. La stazione è stata installata presso la sede di rappresentanza di ARPA Lazio sita in Roma in Via Boncompagni e rappresenterà un formidabile strumento di controllo dell’evoluzione della tecnologia 5G sul territorio cittadino, fornendo i dati necessari per elaborare gli andamenti giornalieri, settimanali e mensili delle emissioni elettromagnetiche presenti nell’area. Oltre al monitoraggio del segnale 5G, la stazione sarà in grado di valutare l’impatto anche di tutte le precedenti tecnologie (2G, 3G e 4G) consentendo così di tracciare un quadro completo dello stato elettromagnetico.

La posizione peculiare dell’installazione, sita in una zona di Roma centrale e ad alto grado di urbanizzazione, garantisce un’elevata rappresentatività dei dati che potranno essere quindi applicati per modellizzare l’andamento dell’impatto CEM in un elevato numero di siti con caratteristiche radioelettriche e urbanistiche simili a quelle dell’area oggetto di indagine.

Durante i test preliminari per la verifica di funzionalità successivi all’installazione, la stazione di monitoraggio è stata avviata per un periodo di prova di circa 5 giorni durante il quale si è potuto accertare il corretto funzionamento del comparto hardware e software. I dati acquisiti hanno permesso di ricostruire il tracciato della potenza ricevuta nel sito oggetto di misurazione che ha fornito alcune prime, importanti indicazioni sulle caratteristiche dell’impatto CEM che insiste sulla zona di indagine e che origina dagli impianti per la telefonia ubicati nelle aree limitrofe.  Le principali informazioni che si possono desumere dalla Figura 1, che mostra l’andamento temporale della potenza ricevuta per ogni tecnologia, sono:

  • la tecnologia 4G LTE ha ormai raggiunto una completa maturità che si traduce in una massiccia occupazione dello spazio elettromagnetico a scapito delle altre tecnologie, come evidenziato dal preponderante livello di potenza associato;
  • la rete 5G, di contro, di trova in uno stato embrionale di sviluppo in cui, a fronte della progressiva installazione di nuovi impianti vi è una ancora lenta diffusione di terminali mobili che utilizzano la nuova tecnologia. Tale condizione è pienamente verificata del tracciato di potenza associata al segnale 5G che risulta essere quello meno intenso rispetto alle generazioni tecnologiche precedenti;
  • il tracciato mette in evidenza le caratteristiche peculiari dell’andamento temporale dell’esposizione CEM prodotta da impianti di telefonia mobile, con picchi marcati durante il giorno alternati a periodi di sostanziale inutilizzo durante le ore notturne. La vocazione altamente commerciale e impiegatizia dell’area di indagine risulta evidente se si analizzano i due picchi centrali - corrispondenti al fine settimana – che risultano essere decisamente meno pronunciati rispetto ai corrispettivi picchi registrati durante i giorni feriali.

L’enorme quantità di dati raccolti in tempo reale consentirà inoltre di effettuare elaborate indagini filtrando i diversi contributi a seconda della tecnologia, del gestore e persino dell’orario. Si prenda ad esempio la Figura 2, dove i dati raccolti sono stati elaborati al fine di rappresentare l’andamento elettromagnetico della “giornata tipo”, in cui ogni punto rappresenta il valore della potenza media (per tecnologia) misurata per ciascuna delle 24 ore che compongono la giornata. Una rappresentazione del genere risulta di fondamentale importanza per la corretta stima e il controllo previsionale dell’andamento del fattore a24h, il parametro introdotto dalla normativa italiana con il DM 2 Dicembre 2014 per rappresentare la variabilità temporale dell’emissione degli impianti nell’arco delle 24 ore.

Un grande vantaggio della messa in opera di una simile stazione di monitoraggio in un momento antecedente alla completa maturazione della rete 5G risiede nel fatto che sarà possibile fotografare il punto zero - corrispondente allo stato elettromagnetico preesistente – per poi andare progressivamente ad individuare tutti gli stadi evolutivi dello sviluppo della nuova tecnologia.

L’esperienza che verrà maturata nei mesi a venire con la stazione di Via Boncompagni consentirà all’Agenzia di consolidare le procedure di acquisizione e analisi dei dati, con l’obiettivo di ampliare nel prossimo futuro il numero di stazioni sul territorio regionale e dare vita ad una efficiente rete di monitoraggio CEM.

Altro aspetto “virtuoso” che merita di essere segnalato è che il progetto è stato realizzato interamente a costo zero, utilizzando strumentazione già in dotazione, affiancata a un software sviluppato in-house dai tecnici della sede territoriale di Roma.

Il software, chiamato SearcH24, è stato sviluppato nel 2017 ed è stato presentato al Congresso nazionale 2017 dell’Associazione italiana di radioprotezione (AIRP), riscontrando un ottimo successo. L’articolo che descrive il software SearcH24 è reperibile online al sito degli atti del Convegno: https://www.airp-asso.it/wp-content/uploads/convegni/2017_Salerno/Atti%20Salerno%202017.pdf.

Le attività dell'ARPA Lazio in occasione dell'incendio a Monterosi

In relazione all’incendio che si è verificato in data 28 maggio 2021 nel territorio comunale di Monterosi e che ha coinvolto un'area adibita a discarica abusiva, l'intervento dell’ARPA Lazio è stato richiesto sabato 29 maggio e il personale tecnico è subito intervenuto in pronta disponibilità.

L'Agenzia ha installato a breve distanza dall’area interessata un campionatore ad alto volume, strumento necessario per verificare l’eventuale presenza in aria di sostanze inquinanti come idrocarburi policiclici aromatici (IPA) e diossine. Il monitoraggio è stato avviato il 29 maggio ed è durato fino al 4 giugno. 

In allegato una scheda sintetica delle attività, comprensiva degli esiti delle analisi.

Linee guida sul compostaggio locale dei rifiuti organici

L’area programmazione e indirizzo delle attività tecniche e il Servizio attività produttive e controlli dell’ARPA Lazio hanno recentemente redatto delle linee guida sul compostaggio locale dei rifiuti organici (che possono essere scaricate a questo indirizzo nella versione aggiornata a ottobre 2021) a supporto dei comuni del Lazio che intendano istallare nel proprio territorio quella tipologia di impianto.

L’articolo 214, comma 7 bis, del decreto legislativo 152 del 2006 fissa i criteri per autorizzare gli impianti di compostaggio locale aerobico di rifiuti biodegradabili, derivanti da attività agricole e vivaistiche o da cucine, mense, mercati, giardini o parchi, con una capacità di trattamento non eccedente 80 tonnellate annue e destinati esclusivamente al trattamento di rifiuti raccolti nel comune dove i suddetti rifiuti sono prodotti (e nei comuni confinanti che stipulano una convenzione di associazione per la gestione congiunta del servizio) e lo stesso comma stabilisce anche che i medesimi impianti siano soggetti al parere delle ARPA.

Il documento elaborato dall’Agenzia fornisce le indicazioni principali in merito all’inquadramento normativo, alle caratteristiche dei rifiuti destinati al compostaggio locale e al ruolo dell’ARPA Lazio, precisando inoltre quale sia la documentazione da presentare per la formulazione del parere di competenza.