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5G: un contributo ARPA Lazio pubblicato su “Aggiornamenti di Radioprotezione”
Un lavoro scientifico curato dagli esperti dell’ARPA Lazio apre il 59esimo numero della rivista “Aggiornamenti di Radioprotezione” dell’AIRM, l’ Associazione Italiana di Radioprotezione Medica che dal 1977 riunisce i medici italiani che svolgono attività di tutela della salute degli esposti a radiazioni ionizzanti e non ionizzanti.
L’articolo – dal titolo “L’utilizzo delle antenne attive nella tecnologia 5G” – rappresenta un approfondimento tecnico sulle caratteristiche delle antenne attive utilizzate dagli impianti di telefonia mobile operanti in tecnologia 5G e in particolare offre una panoramica descrittiva, ma allo stesso tempo rigorosa, dei meccanismi di beamforming e beamsweeping che il 5G usa per sintetizzare i fasci di radiazione dinamici che consentono di ottimizzare la qualità del servizio per gli utenti riducendo al contempo l’esposizione per il resto della popolazione.
Sebbene “Aggiornamenti di Radioprotezione” sia riservata esclusivamente ai soci AIRM, l’articolo curato dall’ARPA Lazio è stato ritenuto di particolare interesse generale ed è stato pertanto reso disponibile in chiaro sul sito dell’Associazione.
Università, CNR e ARPA Lazio pubblicano studio sulla composizione del PM10 durante il lockdown
È stato recentemente pubblicato su “Atmospheric Research”, magazine facente capo a Science Direct / Elsevier, un lungo e approfondito articolo scientifico che descrive i risultati di uno studio curato da Università di Roma La Sapienza, Università del Molise, Istituto sull’inquinamento atmosferico del CNR e ARPA Lazio.
Lo studio si è svolto principalmente durante la fase di lockdown nazionale (dal 9 marzo al 18 maggio 2020) e nel periodo successivo, per valutare gli effetti di un contesto ambientale così “estremo” e difficilmente ripetibile sulla composizione del PM10 e sul peso delle diverse fonti.
Nel periodo interessato sono stati raccolti campioni di PM10 24 ore su 24 in tre siti nell'area di Roma: due siti urbani (Sapienza e Via Saredo, fortemente impattate dal traffico veicolare) e uno periurbano (Montelibretti, più influenzato dal riscaldamento domestico a biomassa). Inoltre, presso i siti Sapienza e Montelibretti, il campionamento giornaliero del PM10 è stato effettuato anche nel periodo immediatamente precedente al lockdown.
Il PM10 è stato quindi analizzato chimicamente per i componenti principali (quali ad esempio ioni inorganici, Carbonio elementale e organico, levoglucosano e altri. Sono stati così costruiti e analizzati mediante Positive Matrix Factorization (PMF) tre set di dati, con l'obiettivo di individuare e ripartire i contributi di massa delle fonti che agiscono nell'area di Roma prima, durante e dopo una situazione particolare come quella del lockdown.
Le fonti di emissione identificate provenivano principalmente da avvezione a lungo raggio (due diversi contributi di polveri minerali, spruzzi di mare freschi, combustione di olio pesante), mentre le fonti locali (traffico veicolare e combustione di biomassa) appaiono essere state fortemente ridotte rispetto al precedente periodo di campionamento e l'aerosol secondario inorganico ha mostrato un progressivo incremento dei solfati, trainato dall'evoluzione stagionale dall'inverno al primavera.
Dal momento che il lockdown ha interrotto tutte le attività produttive e lavorative non essenziali, riducendo così le impronte digitali chimiche di fonti locali, questo studio ha permesso di descrivere i profili e le fonti stimate dei componenti PM10 trasportati a lungo raggio. Inoltre, ha permesso di valutare la riduzione dell'impatto delle fonti antropiche (come il traffico veicolare), anche in relazione all'efficacia delle misure di mitigazione che vengono generalmente prese per limitare le concentrazioni di PM10.
Lo studio può essere letto (in inglese) sul sito di Atmospheric Research a questo indirizzo
Sentenza di condanna per siti “Caffaro”: interessato anche il Lazio per il SIN “Bacino valle del Sacco”
La recente sentenza della Corte d’Appello di Milano nella causa per danno ambientale nei tre siti di interesse nazionale “Caffaro” di Brescia, Colleferro e Torviscosa dalle attività industriali delle società riconducibili al Gruppo SNIA, conferma la relazione tecnica dei CTU e ribalta il giudizio di primo grado: la Corte ha disposto che la multinazionale LivaNova PLC, nata dalla scissione del gruppo SNIA, risarcisca ai Ministeri appellanti i costi associati alla riparazione primaria e compensativa del danno ambientale, quantificati in complessivi € 453.587.327,48. Sono state quindi accolte le richieste dello Stato, patrocinato dall’Avvocatura distrettuale dello Stato di Milano che si è avvalsa del supporto tecnico delle ARPA di Lombardia, Lazio e Friuli Venezia Giulia in rappresentanza del Sistema Nazionale di Protezione Ambientale.
La sentenza costituisce un importante pronunciamento in materia di danno ambientale nell’interesse della collettività nazionale e in particolare per il territorio laziale: un secolo di industrializzazione ad alto impatto ambientale attorno a Colleferro e una cattiva gestione ambientale hanno nel tempo fortemente compromesso l’area della Valle del Sacco.
Il sito di Colleferro ha una lunga storia industriale che parte dalla realizzazione del primo stabilimento nel 1898, si espande poi con la Società B.P.D. per la fabbricazione, l’acquisto, la trasformazione e la vendita di materie esplosive e chimiche e successivamente arriva a comprendere diverse altre realtà produttive, tra cui impianti per la produzione di fertilizzanti e prodotti chimici per l’industria.
In anni più recenti, a seguito di fenomeni di morie di bestiame e di pesci nel fiume, indagini più approfondite sulla contaminazione dell’area hanno portato al rinvenimento, in campioni di latte prelevati da aziende zootecniche della zona, della molecola β-HCH (betaesaclorocicloesano): si tratta di un prodotto di sintesi del lindano, insetticida clororganico, che è stato rinvenuto in maniera importante nell’area industriale ed in concentrazioni variabili nelle aree a valle di Colleferro, soprattutto nei sedimenti di fondo del fiume Sacco e nei terreni agricoli ripariali.
A seguito di tali riscontri, con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 19 maggio 2005 è stato dichiarato lo stato di emergenza socio-economico-ambientale, con successiva nomina di un Commissario delegato per l’emergenza, e il territorio del bacino del fiume Sacco interessato dall’emergenza ambientale è stato inserito tra i siti di bonifica di interesse nazionale (SIN) di cui alla legge n. 426/98, oggi uno dei più estesi in Italia. Nel complesso il SIN si estende dall’area industriale di Colleferro fino alla confluenza del fiume Sacco con il Liri, per una lunghezza del corso d’acqua di circa 70 km.
Auspicando una rapida azione di risanamento delle aree colpite dalla contaminazione, anche attraverso le misure di riparazione primaria e compensative richiamate dalla Sentenza, l’ARPA Lazio continua a svolgere le funzioni di verifica e controllo sul territorio del SIN “Bacino del Fiume Sacco”, nonché le attività di monitoraggio delle diverse matrici ambientali previste dal Testo Unico Ambientale, al fine di tutelare l’ambiente e la salute. Tra queste ultime – nell’ambito dell’accordo di programma tra Ministero dell’Ambiente (oggi Ministero della Transizione Ecologica) e Regione Lazio per la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza e bonifica del sito – l’Agenzia ha avviato, in collaborazione con le ASL presenti sul territorio, un’estesa attività di monitoraggio delle acque per uso potabile, irriguo e domestico, per un totale di circa 200 punti di controllo, al fine di definire con più accuratezza lo stato di qualità attuale delle acque di falda, superficiali e profonde.
Monitoraggio ambientale della qualità dell'aria nel comprensorio di Civitavecchia - Webinar
Si è tenuto giovedì 2 dicembre il webinar organizzato dal Servizio qualità dell’aria e monitoraggio degli ambienti fisici dell’ARPA Lazio e dedicato al monitoraggio ambientale della qualità dell'aria nel comprensorio di Civitavecchia.
Il webinar ha visto una fase introduttiva con rappresentanti di Capitaneria di porto, Regione Lazio e Autorità portuale di Civitavecchia cui sono seguiti gli interventi di esperti qualificati in rappresentanza dell'ARPA Lazio e del CNR.
Nelle presentazioni dei relatori è stato affrontato il tema del monitoraggio della qualità dell’aria nell'area di Civitavecchia e dei comuni limitrofi, con focus sulle emissioni navali nel porto e su aspetti di meteorologia e micrometeorologia.
La giornata è stata destinata in primo luogo a chi si occupa professionalmente di inquinamento atmosferico, ma la partecipazione era libera e aperta a chiunque avesse avuto interesse ad approfondire la tematica: non erano previsti costi di iscrizione, non è stata fatta verifica dell'effettiva presenza degli iscritti e non verrà rilasciato attestato di partecipazione.
In allegato, le presentazioni dei relatori tecnici e l'informativa sulla privacy che era necessario leggere prima di iscriversi. la registrazione audio (con presentazioni a video) del webinar è disponibile sul canale YouTube dell'Agenzia a questo indirizzo: https://www.youtube.com/watch?v=OgGpkOBz-6A
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Monitoraggio dei campi elettromagnetici, ARPA Lazio posiziona centralina presso l’Università Tor Vergata di Roma
Dopo l’attivazione della stazione pilota per il monitoraggio dei campi elettromagnetici (CEM) generati dai servizi di telefonia mobile e in banda larga (se ne era parlato qui) e con l’intento di estendere l’esperienza ad altre installazioni analoghe per allestire nel tempo una vera e propria rete di monitoraggio dei CEM, l’ARPA Lazio da pochi giorni ha attivato una seconda stazione di monitoraggio presso i locali del Dipartimento di ingegneria elettronica dell’Università di Roma Tor Vergata nell’ambito di un accordo quadro siglato tra l’Agenzia e il Consorzio nazionale interuniversitario per le telecomunicazioni (CNIT).
La collaborazione tra l’ARPA Lazio e il CNIT – incentrata sulla valutazione dell’esposizione della popolazione ai CEM generati dalle sorgenti di telefonia mobile, mediante tecniche previsionali e sperimentali – si è naturalmente sviluppata verso l’approfondimento specifico delle tematiche riguardanti la tecnologia 5G e la nuova stazione di monitoraggio segna un decisivo passo in avanti in questa direzione: il Dipartimento si trova infatti in un’area sotto l’influenza diretta di numerosi impianti di telefonia mobile. L’elevata frequentazione della zona, soprattutto da parte di giovani studenti, ha inoltre fatto sì che i diversi operatori telefonici provvedessero a fornire adeguata copertura 5G alla zona, rendendola di fatto un punto di elezione per la valutazione in tempo reale dello stato di avanzamento e sviluppo della rete 5G. La zona in questione si presta, inoltre, a rappresentare la specifica condizione di esposizione CEM di categorie particolarmente sensibili, in virtù della presenza del Policlinico Tor Vergata nelle immediate vicinanze.
Per l’occasione, l’ARPA Lazio ha inaugurato una nuova tipologia di strumentazione di ultima generazione, acquisita con lo specifico scopo di estendere il raggio di azione della rete di monitoraggio attraverso l’installazione di nuovi punti di misura. Il setup sperimentale è mostrato nelle foto seguenti, dove si può anche notare la presenza di un importante impianto di telefonia mobile in diretta linea di vista rispetto l’antenna ricevente.
La messa in opera del nuovo strumento ha necessitato di un’intensa fase preliminare di aggiornamento del software di acquisizione dati SearcH24, sviluppato dal personale del Servizio sezione provinciale di Roma dell’Agenzia e modificato anche grazie al supporto fornito dagli esperti dell’università. I primi riscontri sperimentali confermano il corretto funzionamento dell’intera catena strumentale e le caratteristiche ottimali del punto di misura selezionato in ottica di un monitoraggio costante del segnale 5G. L'immagine mostra infatti lo spettro di un segnale 5G misurato nel punto di installazione della nuova stazione di monitoraggio.
Il grafico conferma il fatto che in zona siano presenti impianti 5G installati e funzionanti. Inoltre, il peculiare andamento della potenza ricevuta presenta uno scarso traffico dati da parte degli utenti, a dimostrazione del fatto che i terminali mobili abilitati al 5G sono ancora scarsamente diffusi nel nostro Paese. Attraverso il monitoraggio continuo dei segnali 5G presso il sito di Tor Vergata l’Agenzia sarà in grado pertanto di tracciare l’evoluzione della rete 5G, partendo dalla condizione attuale di scarso traffico dati e tracciando man mano tutte le fasi successive di sviluppo, con l’obiettivo di delineare con precisione la condizione finale di esposizione in un contesto in cui la rete 5G sia pienamente funzionante e utilizzata dall’utenza.